Ogni anno, il venerdì della II settimana di Quaresima, si svolge presso la Basilica dei Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio in Roma la liturgia della “Stazione quaresimale”. Che cosa è? “Stazione” è un termine preso dalla terminologia militare antico-romana. Indicava il posto di guardia e, allo stesso tempo, il montare la guardia. Nel linguaggio della Chiesa, passò a indicare l’atteggiamento del cristiano che, in alcuni giorni particolari, “montava la guardia” in senso spirituale, con il digiuno, la penitenza, la partecipazione ai divini misteri nella liturgia. A partire dal V secolo il Papa cominciò a riunire ogni giorno, durante la Quaresima, clero e popolo di ciascun quartiere perché a turno partecipassero all’Eucaristia e si preparassero meglio alla Pasqua. Il raduno del popolo avveniva attorno a Lui, Vescovo della città, presso una determinata chiesa importante e significativa. Tutti si muovevano poi in processione, al canto delle Litanie dei Santi, per raggiungere la grande chiesa stazionale vera e propria, dove veniva celebrata l’Eucaristia. Ciò avveniva ogni giorno in una zona diversa della città, in una chiesa particolarmente legata al culto dei Martiri, per tutta la Quaresima e poi nella settimana “in albis” successiva alla Pasqua.
La celebrazione delle Stazioni cessò nel 1309 quando il Papato lasciò Roma per trasferirsi ad Avignone (è il tempo della “cattività avignonese” del Papa). L’assenza del Papa da Roma si protrasse per parecchi decenni fino al 1377 e la pratica delle celebrazioni stazionali si perse. Reintrodotta da Sisto V dopo il Concilio di Trento, non rientrò più nelle abitudini del popolo romano e il suo rispristino vero e proprio avvenne soltanto a partire dal 1937.
Rinnovate nella forma e nei contenuti dopo il Concilio Vaticano II, le Stazioni hanno oggi ripreso a sottolineare l’aspetto comunitario del cammino quaresimale penitenziale, evidenziando la realtà pellegrinante della Chiesa nel tempo e nella storia quale risposta alla frammentazione umana dei nostri giorni. La Chiesa monta spiritualmente la guardia con il digiuno, la penitenza e l’esercizio attento della carità e i singoli cristiani esercitano la disciplina su se stessi e la preghiera che permettono di progredire in Cristo nella vita spirituale, nella pratica delle virtù e nell’amore per gli altri.